Apple Watch: le prime impressioni

IMG_2182Dopo avervi spiegato i motivi che mi hanno spinto a mettermi al polso Apple Watch, è arrivato il momento di vedere come mi sono trovato i primi giorni con l’indossabile al polso.

Lato hardware

Apple Watch è il mio primo orologio in generale e quindi ero preoccupato per la sua comodità. Nonostante abbia scelto il modello più grande, quello da 42 mm, il prodotto è estremamente comodo e non invasivo.

Lo schermo è ben leggibile sotto la luce diretta del sole e, come quelli degli iPhone di nuova generazione, integra il Force Touch. Premendo con decisione sullo schermo in alcune applicazioni sarà infatti possibile interagire con il software. Ad esempio in un’app nativa si potrà ad esempio mandare un nuovo messaggio oppure durante un allenamento si potrà mettere in pausa la sessione.

Oltre allo schermo, sul lato dell’orologio troviamo due pulsanti Hardware.
Il primo rappresenta per me una vera innovazione, la corona digitale. Può infatti essere usata prevalentemente per scrollare pagine ed elenchi o per fare zoom in e out all’interno della schermata home. Premendolo si potrà andare direttamente alla schermata home oppure tenendolo premuto più a lungo si potrà attivare Siri.

Il secondo pulsante, il pulsante social, serve per attivare il pannello amici. Si potranno inserire fino a 12 amici per ogni schermata e usarli come scorciatoie per chiamarli, mandare messaggi SMS (o iMessage se questi hanno iPhone) o chiamarli. Inoltre, se questi hanno anche loro un Apple Watch, si potrà utilizzare il digital touch per mandare disegni, “tocchi” o il battito cardiaco toccando il display con due dita.

 Applicazioni e drawer

Il core dell’orologio è l’insieme delle applicazioni che possono essere installate su di esso. La qualità di esse è molto alta e tutte vengono ben gestite dallo smartwatch.
Vi è un unico grande problema: il tempo di apertura delle applicazioni. Dopo il lancio iniziale, che impiega un paio di secondi, tutto sarà più fluido garantendo un’esperienza utente in generale buona.

Da segnalare vi è anche una certa lentezza in quelle che richiedono lo scaricamento di dati dal server, che ricordiamo avvenire in streaming da iPhone.

Una delle cose che non mi piace di Apple Watch è, senza ombra di dubbio, il drawer delle applicazioni. Queste possono essere organizzate direttamente dalla companion app sul proprio iPhone e potranno poi essere disposte sull’orologio a mo’ di grappolo. In una sola parola: confusione.

Le applicazioni però, su Apple Watch non sono tutto. Da segnalare la presenza di sguardi e complicazioni che utilizzo molto più di frequente. I primi sono dei veri e propri widget che, scorrendo dal basso verso l’alto del quadrante dell’orologio, ci daranno una panoramica generale delle applicazioni a cui si riferiscono. Ad esempio, vedremo il risultato della partita della propria squadra del cuore.
Le complicazioni, invece, servono a fornire informazioni direttamente sul quadrante dell’orologio come ad esempio i progressi della sezione Attività o gli appuntamenti presenti in Calendario.

Siri, sei tu o la tua sorellina minore?

Una cosa che mi ha fatto storcere parecchio il naso è stata Siri.

Su Apple Watch sembra però essere presente una sorta di versione minore. Se infatti la richiamiamo attraverso il classico “Ehi, Siri”, o con una lunga pressione sulla corona digitale, sarà possibile avere informazione ad esempio sul meteo, insomma delle funzioni basilari, mentre per scendere nello specifico ci costringerà a sfilare il telefono dalla tasca.

Per ultimo

Apple Watch è il mio smartwatch. È entrato a far parte dell’ecosistema Apple in maniera perfetta. Oltre ad iPhone mentre sono in giro, ad iPad sul divano oppure alla scrivania con il Mac è estremamente comodo averlo al polso.

Una cosa che mi ha fatto innamorare ancora di più di questo prodotto è l’app Attività e in combo con l’app Allenamento. Esse rendono lo smarwatch di Apple un perfetto fitness tracker.

Passando al lato autonomia, copre la giornata di utilizzo anche con una sessione di allenamento in cui la batteria è messa a dura prova con l’utilizzo costante del sensore per i battiti cardiaci.

Vedremo se nei prossimi giorni saprà ancora stupirmi al meglio.

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