Ammetto che utilizzare la parola crisi potrebbe risultare un po’ eccessivo, infatti Spotify risulta essere il servizio di streaming musicale più utilizzato e secondo i dati forniti al Telegraph ha appena superato i 100 milioni di utenti attivi con un 30% di utenti Premium, un record nel settore, però non è tutto ora quel che luccica.
Il problema maggiore, non proprio da sottovalutare, è che la piattaforma non genere guadagno, anzi continua ad operare in perdita per via delle licenze e del fatturato condiviso con gli artisti. Lo scorso anno le perdite sono cresciute di circa il 10% (circa 173 milioni di euro), facendo sorgere alcuni dubbi sull’affidabilità del modello di business utilizzato
I concorrenti non mancano, quello che sicuramente fa più paura è Apple Music, che in un solo anno è riuscito a conquistare 15 milioni di utenti, tutti paganti visto che non è presente, a differenza di Spotify, un Account gratuito con intermezzi pubblicitari.
Tutti questi numeri confermano che Spotify non si può permettere di adagiare sugli allori, anzi, visto anche il recente distacco dall’italiana Musixmatch per i testi dovrebbe pensare ad andare avanti, partendo magari dal rivedere e migliorare le applicazioni per iOS e Android, seguendo magari le linee guide per il Design delle varie piattaforme, andando per esempio ad eliminare l’Hambuger Menu su iOS, cambiamento annunciato in primavera ma che per ora è riservato solo ad utenti di determinati paesi.
Sul lato Desktop invece l’applicazione non ha rivali, anche perché per usare Apple Music è necessario utilizzare iTunes che, specialmente su Windows, sente il peso degli anni. Ovviamente anche in questo caso si potrebbero fare passi avanti, ad esempio si potrebbe realizzare una UWP per tutti i dispositivi Windows 10, Xbox One inclusa, che allargherebbe ulteriormente il bacino d’utenza.
Nota dolente la controparte per le SmartTV, che per quasi tutte le piattaforme, anche le più utilizzate come Samsung o LG, non viene aggiornata da anni, ed addirittura presenta ancora il vecchio Logo.