Ieri 17 agosto 2017, dopo 25 anni di carriera, l’ultimo esemplare di Viper è uscito dalla fabbrica Conner Avenue Assembly Plant di Detroit.
Una catena di montaggio ed una Viper rossa. Dietro di lei, nulla. È lei l’Ultima.
Una foto pubblicata da Ralph Gilles su Instagram, che trasmette un senso di malinconia a chiunque capisca che quella rappresenta la fine di un pezzo di storia dell’automobile.
Nel corso della sua carriera è stata venduta con marchi diversi: nei primi anni col marchio Dodge e in Europa con il marchio Chrysler (fatta eccezione per Italia e Germania), e successivamente l’acquisto da parte di Fiat per la creazione di FCA, con il marchio dedicato SRT.
Questa muscle car sin dagli anni Novanta è una icona, un’auto che anche dopo tre serie ha mantenuto sempre il suo stile inconfondibile, caratterizzato da una carrozzeria bassa e molto larga e da un cofano lunghissimo, fatto per contenere un enorme motore. La prima versione del 1992 montava un V10 da 8 litri dal sound inconfondibile da 400 cavalli (potenza che oggi la si può avere su un 2.0). Ogni serie poi ha avuto diversi allestimenti e diverse carrozzerie come la targa e la roadster, oltre che alla coupé, ma tutte le serie hanno avuto almeno un allestimento in comune: la ACR. La sigla sta per American Club Racing ed ha rappresentato il canto del cigno di ogni generazione, che terminava con questa super-revisione del modello di serie che subiva generalmente miglioramenti al peso, al motore, al sistema di raffreddamento e all’aerodinamica.
Ed è con questo canto del cigno che la Viper ci lascia, con la ACR 2016 che in pratica è un’auto da competizione omologata per la strada con lo stesso cuore a dieci cilindri di quando era nata, evoluto fino a raggiungere una cilindrata da 8.4 litri e 645 cavalli, che sinceramente, per godersela come una vera muscle car quale è, sono fin troppi.
Io non sono mai stato un grande appassionato delle sportive americane, ma non posso neanche negare che provo invidia e rispetto al proprietario di quella ultima vipera rossa…