Rifiuti elettronici: un problema sottovalutato

Una ricerca condotta dall’ONU fa luce sulla situazione attuale dei rifiuti elettronici e del loro smaltimento, anche in Italia.

Rifiuti elettroniciNoi amanti della tecnologia molto spesso non ci soffermiamo a pensare quanto è grande l’impatto ambientale dei dispositivi elettronici buttati nella spazzatura. I dati del The Global E-Waste Monitor 2017 parlano chiaro: nel 2016 sono stati prodotti 44,7 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, con una crescita dell’8% in soli due anni. Il rapporto, redatto da un’agenzia delle Nazioni Unite, fa emergere che solo il 20% del totale è stato riciclato correttamente mentre il resto è stato incenerito/abbandonato (76%) oppure buttato in discarica (4%). Come potete immaginare l’errato smaltimento è altamente dannoso sia per noi che per l’ambiente e impedisce il recupero di materiali preziosi come argento, oro, palladio, platino ed anche rame. Gli studiosi dell’ONU hanno stimato che il valore di questi materiali recuperabili nei rifiuti del 2016 potrebbe toccare i 55 miliardi di dollari, perché dunque non concentrarsi su questo per creare anche nuovi posti di lavoro ?

Analizzando nel dettaglio la situazione nel nostro paese emerge che ogni anno noi italiani produciamo 18,9 chili di spazzatura elettronica mentre la media mondiale si attesa a 6,1 chili (in aumento anche questo valore rispetto ai 5,8kg del 2014). Tuttavia ci sono anche delle piccole note positive: l’Europa ha il più alto tasso di raccolta (35% contro il 17% dell’America e il 15% dell’Asia) e cresce anche il numero di paesi che ha adottato leggi sui rifiuti elettronici.

Per il 2021 si prevedono 52,2 milioni di tonnellate di spazzatura elettronica (+17%): per evitare che la situazione sfugga di mano servirebbe maggiore responsabilità, sia da parte di noi consumatori che da parte dei produttori colpevoli molto spesso di obsolescenza programmata, nonché di un’etica globale che orienti le scelte verso la salute umana e dell’ambiente circostante.

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