Il crollo del ponte di Genova ha ammazzato ogni genere di festa possibile in questo Ferragosto ligure. La tragedia è stata troppo grande per poter essere archiviata così in fretta al punto tale che ora ci si interroga, da civili, su tante e tante altre strade italiane. Le immagini sono struggenti, quel camion azzurro fermo all’ultimo secondo che è stato il primo fra coloro che si sono riusciti a salvare. Poi il vuoto ed il disastro più totale.
La cosa che fa veramente rabbia di questa situazione è che per l’ennesima volta siamo davanti ad un disastro annunciato. Fa rabbia, molta, ma pare che qui in Italia sia ormai parte della normalità. Allora, di nuovo dopo i mille mila casi a cui abbiamo già assistito solamente negli ultimi 5 anni, ma come diavolo è possibile che sia successa una cosa simile? Davvero è stato permesso che gli interessi economici di un ponte venissero prima di un disastro del genere? Ricordiamoci che nella grande disgrazia successa, è andata anche bene (passatemi l’espressione). Sotto quel ponte ci sono numerose case, ora evacuate, e che rischiavano di aggravare ancora di più la lista dei deceduti. Se la situazione era già di per sé molto grave, andavano prese delle contromisure. Io stesso ho percorso quel ponte su un pullman due volte in una giornata ad inizio luglio e, non per essere retorico, mi sembrava tutt’altro che in buono stato. Certo non mi sarei mai aspettato che crollasse, ma ad ogni modo c’erano cantieri ovunque e strade ristrette già di per sé molto pericolose e pericolanti. Eppure, come hanno detto in molti, non c’erano vie alternative per passare da lì. Questa arteria permette il transito di circa 30 milioni di veicoli all’anno, un dato enorme per una città come Genova, ma tutto questo interesse ha portato alla morte di persone innocenti che stavano lavorando, andando a fare un giro o più semplicemente in vacanza visto il periodo.
Purtroppo, oggi nel 2018 e dopo quanto successo, è ampiamente difficile poter credere che qualcuno pagherà a caro prezzo per quanto successo. Il disastro in questo caso è enorme al punto tale da dove far vergognare chiunque abbia messo anche mezzo centimetro di mano durante uno dei mille lavori fatti su questo ponte. Eppure ancora la macchina istituzionale, come avrete visto, fa capo al progettista ed agli interventi fatti negli anni. Nessuno ha preso coscienza di quanto successo e la palla continua a passare di mano in mano. Ormai siamo abituati a vedere questo genere di azione con chi ha pagato che purtroppo è solamente colui che è rimasto lì sotto vicino alle macerie.
Genova è letteralmente in ginocchio e chiederle di accettare tutto questo è impossibile oggigiorno.
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