Abbiamo sbagliato ed è giusto chiedere scusa ad un campione mai libero dalla pressione come Kimi Raikkonen.
Lo ho criticato moltissimo in questa stagione, ma alla fine Kimi Raikkonen mi ha fatto commuovere domenica sera su quel podio e dopo una gara dalle palle quadrate (scusate il francesismo). Il GP di Austin verrà quindi ricordato come la grande celebrazione dell’ultimo campione del mondo della Ferrari, ad oggi, e non per il quinto titolo di Lewis Hamilton.
Non ho mai messo in dubbio il pilota e nemmeno la persona. Ho criticato la sua poca incisività e la sua resa un po’ troppo facile in alcune situazioni dove sapevo che avrebbe potuto dimostrare di più. Che fosse un buon pilota non c’erano dubbi, anzi altrimenti non starebbe lì al volante di una Ferrari da anni ed al top della condizione.
Era giusto ed era anche doveroso che questa vittoria arrivasse prima della fine dell’anno. Un po’ perché Kimi si è sbattuto sempre per la squadra negli ultimi tre anni sacrificandosi a destra ed a sinistra ma facendo sempre il suo. Gli errori commessi, ad esempio Monza, sono da attribuire alla gestione della squadra come detto più volte e non ai piloti in sé per sé.
E sul prossimo anno in Sauber, sono certo che si toglierà tante di quelle soddisfazioni che nemmeno noi ci potremmo mai immaginare. Come ha detto lui stesso, nessuno ha ancora capito perché é tornato in quella scuderia tranne lui. Un pilota che parla pochissimo ma che ha le idee forse più chiare di tutti in questo mondo.
Grazie e scusaci Kimi.