Alla fine mi sono fatto convincere, ho guardato l’ennesima serie Netflix super chiacchierata
Molto spesso, per quanto mi riguarda, tutto il chiacchiericcio che si forma intorno ad una serie mi fa passare la voglia di guardarla, un esempio è Game of Thrones (sì, non l’ho mai vista e per ora non ho intenzione di guardarla).
Negli ultimi anni, inutile girarsi attorno, va di moda trattare argomenti di sesso, abusi e via dicendo (soprattutto su Netflix), You aggiunge un altro argomento trattando lo stalking, in un modo abbastanza realistico. Ricordo che è sempre una serie tv, quindi tutto è molto enfatizzato.
PRIMA STAGIONE
Come nella maggior parte dei casi, la prima stagione serve a tastare un po’ il terreno, vedere se gli spettatori sono interessati al genere e anche agli attori (stiamo parlando di Penn Badgley di Gossip Girl, chi non è interessato).
In questo serie Penn interpreta un libraio di nome Joe Goldberg, con una smisurata passione per i libri.
Ma Joe ha una concezione un po’ rivisitata dell’amore.
Entra in libreria una ragazza bellissima, capelli biondi, appassionata della scrittura, si chiama Guinevere Beck.
Joe cercherà di conquistarla con ogni mezzo a sua disposizione.
Tutto sommato la prima stagione è abbastanza lineare e prevedibile, ma lascia comunque un grosso punto interrogativo. A mio parere, il fatto che Joe fosse un librario poteva essere usato come spunto per trasformare la serie in qualcosa di molto più interessante e profondo.
SECONDA STAGIONE
Se la prima stagione si interrompe con una grossa domanda, la seconda risolve (in parte) la questione ma ne solleva tantissime altre.
Si perde la linearità e prevedibilità, questa stagione è completamente diversa dalla prima, ha molta più carne al fuoco.
Ovviamente il filo conduttore é sempre lo stalking e il protagonista, Joe, dovrà fare i conti sia col passato che col presente, per lui, ancora più importante.
In questa stagione Joe mi ha ricordato Dexter e Norman Bates di Freddie Highmore (giusto per farvi intuire dove va a parare questa stagione).
La sensazione che ho avuto in questa stagione è stata come quella di ricevere tante “sberle” in faccia, perché ero talmente concentrato a vedere la serie nel suo complesso, perché artisticamente You non è affatto male, che non sono riuscito a prevedere assolutamente nulla.
Ovviamente la serie non è esente da difetti, ma in questo caso non riguardano regia, sceneggiatura o recitazione ma la cura dei dettagli.
Considerando che questa serie è vista prevalente da persone che conoscono i social e gli smartphone, la cura di quest’ultimi è un po’ approssimativa, ovviamente con lo scopo di far combaciare pezzi di trama e rendere il tutto più interessante.
Una sola cosa non mi è andata giù: un iPhone 8 Plus sbloccato con il Face ID, ho pure rivisto quella scena un paio di volte per esserne sicuro.
Nonostante i dettagli, la serie è molto bella, tra la prima alla seconda stagione c’è una netta differenza, ma entrambe sono perfette per un sano binge watching. Spero che la terza stagione, visto la recente conferma, sarà ai livelli della seconda.
In conclusione, la serie, in modo molto estremo, fa riflettere: quello che viene pubblicato nei social spesso non corrisponde alle “realtà” della persona, alla fine ognuno di noi decide cosa pubblicare e di conseguenza che persona sembrare. Inoltre, non è necessario far saper a tutti ogni singolo dettaglio della propria vita.