Il Professor Isaia ha illustrato nel servizio alle Iene la relazione fra la vitamina D ed il Covid. Vediamo in dettaglio.
Il servizio andato in onda sul programma di Italia Uno, Le Iene, martedì 17 Novembre ha generato non poco dibattito.
Argomento centrale è la relazione fra la vitamina D ed il Coronavirus.
Colui che ha portato avanti questo studio in Italia è stato Giancarlo Isaia Professore di geriatria all’Accademia di Medicina di Torino.
Il Professore Isaia, originario di Trinità, nel servizio condotto dalla iena Giulia Innocenzi, ha spiegato il perché dell’importanza della vitamina D nel contrasto al Covid 19.
Uno studio davvero molto importante e significativo che sin da subito è stato molto dibattuto.
Secondo il Professor Isaia per comprenderne la relazione tra covid e la “vitamina del sole” o vitamina D basta guardare ad esempio a Lampedusa.
“Dove ci sono tante radiazioni – solari -come a Lampedusa, si hanno meno morti rispetto alla Lombardia o al Trentino Alto Adige” dichiara il Professore che parte da questo dato per poi aggiungere: “Man mano che la vitamina D cala ci sono più morti o più infetti da Covid”.
“Andando al mare” – spiega il Professore alle Iene – “Dopo pochi minuti si ha un incremento di vitamina D”. Quindi, secondo l’opinione del Professor Isaia, è molto importante poter prendere il sole anche solo per venti minuti al giorno.
Procedendo in questa direzione, secondo quanto spiega Isaia, “se tutti i giorni si fanno venti minuti di bagno solare, alla fine della stagione si ottengono livelli di vitamina D piuttosto consistenti e tale vitamina viene immagazzinata nel tessuto adiposo e poi piano piano viene rilasciata”, motivo per il quale è conosciuta anche come “vitamina del sole”
Questa spiegazione che cosa avrebbe quindi a che fare con la lotta al Covid?Secondo quanto riportato in uno studio americano su oltre 190 mila pazienti ci sono state evidenze secondo cui il Covid incide di più in persone che hanno poca vitamina D.
La motivazione scientifica alla base dei dati conseguiti è stata spiegata dal Professore Isaia durante la sua lunga intervista.
“Ci sono dei ricettori della vitamina D, anche sui globuli bianchi e cellule deputate alla risposta immunitaria, che farebbero scattare le difese contro il Covid”.
Secondo quanto viene spiegato nel servizio delle Iene, in Italia la questione non viene considerata perché il Ministero della Salute non ritiene che la vitamina D possa proteggere dal virus, visto che non ci sono studi scientifici a provarlo.
“Si tende a considerare la vitamina D come un integratore invece che come un ormone” sottolinea il Professore.
“Al contrario invece l’Inghilterra continua a fornire la vitamina D a due milioni di persone come arma per combattere il virus”.
Non solo, in aggiunta il Professore ha spiegato anche che in Inghilterra la vitamina D viene anche aggiunta ai cibi come pane e latte perché aiuta a combattere anche l’osteoporosi.
I paesi come Italia, Grecia e Spagna sono paesi che hanno più carenza di vitamina D perché abbiamo una sorta di arroganza biologica e non abbiamo assunto il concetto che il sole fa bene”. Secondo il Professore il cambio di abitudini (ora si passa meno tempo all’aria aperta di prima), e soprattutto il cambio di alimentazione hanno portato ad un aumento anche nel nostro paese di pesone con carenza di vitamina D.
A supportare questa teoria arriva la pubblicazione apparsa su WalesOnline a firma dell’epidemiologo dell’Università di Oxford , il professor Jeremy Howick , ed il collega Daniel Smith, nella quale si legge che l’80 % dei malati covid che hanno bisogno di assistenza medica in strutture sanitarie è carente di vitamina D.
In alcuni casi la somministrazione di dosi massicce di vitamina D ha abbassato la carica virale dei pazienti, tant’è che gli stessi redattori della pubblicazione affermano: “sta emergendo un consenso sul fatto che dovremmo tutti assumere integratori di vitamina D”.
Tra le riserve naturali di vitamina D che sono state menzionate nei vari studi ci sarebbero alcuni alimenti molto comuni.
Si parlerebbe infatti di categorie alimentari che quotidianamente usiamo, tra cui:
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