Parler, la piattaforma social alternativa amata dai conservatori, è stata esclusa da Amazon, Google ed Apple. La guerra a Trump continua
Come ormai tutti sanno, Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America, è stato bannato definitivamente da Twitter. Molti dei suoi collaboratori gli stanno suggerendo in queste ore di continuare con l’atteggiamento vittimista e continuare ad attaccare le piattaforme social che lo stanno oscurando e, a detta sua, censurando. Adesso nel mirino del presidente potrebbe esserci un altro social.
Il cosiddetto “pregiudizio anti conservatore” del quale Trump parla da mesi potrebbe nelle prossime ore portare ad attacchi mediatici anche a ‘Parler‘. Si tratta di un nuovo social che nelle ultime ore è stato rimosso contemporaneamente da Amazon, Google ed Apple. In pratica è rimasto senza una casa su internet e questo potrebbe far pensare male, poiché avrebbe rappresentato per Trump un’ottima alternativa per esprimere le sue posizioni dal punto di vista mediatico.
Vediamo nel dettaglio cos’è Parler, di cosa si tratta e quando realmente sparirà dalle principali piattaforme online, impedendo in questo modo a Donald Trump di spostare i suoi follower su questo nuovo social.
Parler: cos’è e perché bannarlo è un colpo indiretto a Donald Trump
Parler è un social network molto popolare tra i conservatori. E’ infatti molto utilizzato dai sostenitori di Donald Trump, anche da coloro che mercoledì scorso hanno invaso il Campidoglio. In Italia, Matteo Salvini non ha perso tempo ed è stato il primo ad effettuare l’iscrizione a questo nuovo social.
Amazon rimuoverà Parler dal suo servizio di cloud hosting, Amazon Web Services già a partire da domenica sera. In questo modo lo eliminerà da internet e pare che la decisione sia arrivata dopo le numerose richieste da parte di dipendenti e buona parte dei clienti del più grande negozio online.
https://twitter.com/parlertakes/status/1348511203308441602
A partire dalle 23.59 di domenica sera, dunque, Parler sarà oscurato e resterà tale finché non troverà un nuovo provider di hosting. Naturalmente la decisione era già nell’aria da tempo, Amazon soltanto nelle ultime settimane, ha segnalato a Parler quasi cento post che “chiaramente incitano ed incoraggiano alla violenza”. Con tanto di screenshot dimostrativi. Appare evidente che queste segnalazioni siano cadute nel vuoto.
Nella lettera che Amazon Web Services ha pubblicato si sottolinea quanto Parler non disponga di un servizio efficace per rispettare i termini imposti da AWS. “Non possiamo fornire servizi a un cliente che non è in grado di identificare e rimuovere con efficacia i contenuti che incoraggiano o incitano alla violenza contro gli altri”. E’ uno dei passaggi più importanti della lettera.
E ancora: “Poiché Parler non riesce a rispettare i nostri termini di servizio, riteniamo che tutto ciò rappresenti un rischio reale per la sicurezza pubblica, abbiamo dunque in programma di sospendere l’account di Parler”. Amazon oscurerà totalmente il social e ne impedirà totalmente l’utilizzo, anche se inizialmente pareva potesse aprirsi una finestra almeno per i nuovi iscritti.
Chi ha già scaricato l’app non potrà quindi utilizzarla perché non sarà in grado di comunicare con i server di Parler su Amazon Web Services. John Matze, CEO di Parler, ha avvertito i suoi clienti sull’interruzione del servizio attraverso un post. Il sito potrebbe essere offline per una settimana, per poi ripartire da zero.
“Faremo del nostro meglio per passare a un nuovo fornitore poiché abbiamo molti concorrenti per la nostra attività”. E’ ciò che si legge nel post di Matze, che ha accusato Amazon di censurare il suo social e, rimuovendolo di fatto da internet, censurare anche la libertà di parola.
Anche Apple ha fatto la stessa cosa, i motivi sono sempre gli stessi: la minaccia e l’incitazione all’odio e alla violenza degli utenti del social. Parler ha violato anche i termini di servizio dell’azienda americana che produce iPhone. Anche Apple ha denunciato una lacuna del social più amato dai conservatori nel filtrare i messaggi più violenti. Qualche giorno prima anche Google aveva eliminato Parler dal Google Play Store.