In Brasile è iniziata lunedì la campagna di vaccinazione. Decisamente particolare ed esibizionista la scelta dello stato di Rio de Janeiro
In questi giorni il tema dei vaccini tiene decisamente banco in Europa ed in tutto il mondo. Si è parlato a lungo, ad esempio, della riduzione delle dosi del vaccino Pfizer-Biontech disponibili per l’Italia. Un altro tema decisamente caldo è quello della variante brasiliana del virus che sta preoccupando il mondo intero.
A proposito proprio della nuova variante, il ministro della Salute Speranza ha bloccato tutti i voli provenienti dal Brasile e questa volta non ci saranno eccezioni: fino al 31 gennaio nemmeno i brasiliani residenti in Italia, o viceversa, potranno imbarcarsi.
C’è però una novità proveniente proprio dal paese sudamericano: da lunedì 18 gennaio, infatti, anche in Brasile è iniziata la campagna di vaccinazione che darà finalmente la possibilità ai brasiliani di avere un’arma in più nella lotta al Covid.
La notizia è davvero importante, visto che il Brasile è uno dei paesi più colpiti al mondo dal Coronavirus anche a causa della negligenza del presidente Bolsonaro che in più di un’occasione si è schierato contro le vaccinazioni ed ha permesso ai cittadini di uscire liberamente, senza imporre distanziamento o dispositivi di protezione.
All’interno della campagna di vaccinazione, però, non è sfuggito un episodio singolare. Nello stato di Rio de Janeiro, infatti, è stato messo in piedi un vero e proprio show nei pressi del Cristo Redentor, uno dei punti turistici della città e considerato una delle sette meraviglie del mondo.
Ai piedi del Cristo sono stati vaccinate tantissime persone alla presenza, ovviamente, di giornalisti e telecamere, in barba al distanziamento sociale.
Contemporaneamente i vaccini sono stati somministrati anche in molti degli altri stati brasiliani. Purtroppo però al momento in tutto il paese sono disponibili solo 6 milioni di dosi del vaccino cinese Coronavac, che garantiranno la vaccinazione “soltanto” a 3 milioni di persone.
Si comincerà dal personale sanitario, da tutti coloro che hanno più di 60 anni, dagli indigeni e da coloro che risiedono nelle case di cura. Tutto questo in attesa delle dosi del vaccino AstraZeneca.
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