Crisi di governo, il premier Conte entro questa sera al Colle dal presidente Mattarella: un terzo governo guidato da lui oppure elezioni?
Dimissioni e nuovo incarico: sono queste le ipotesi più concrete per il futuro di Giuseppe Conte e del suo governo che stanno vivendo le ore più difficili dal loro insediamento. Entro questa sera il premier salirà al Colle, secondo le ultime indiscrezioni in arrivo da Roma, per un colloquio con il presidente Sergio Mattarella sulla crisi di governo.
Lo aggiornerà sugli ultimi sviluppi della crisi di governo, ma soprattutto gli prospetterà di affidargli un nuovo incarico, con una coalizione di governo più forte e più ampia rispetto a quella che aveva fino ad una settimana fa. Il PD, suo principale alleato, conferma di non avergli chiesto nessuna mossa concreta, ma fa anche sapere che le dimissioni-lampo siano l’unica via per ripartire.
La scadenza della relazione che terrà il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in parlamento è troppo vicina e tutti sono convinti che il governo andrebbe sotto nelle votazioni. Quindi prima di aprire una crisi vera, meglio cambiare in corsa. In teoria quindi l’Italia va verso un Conte-ter a meno che Mattarella non blocchi tutto. Novità potrebbero arrivare domani, 26 gennaio, con la riunione di Italia Viva che nelle ultime ore ha mostrato segnali incoraggianti di apertura all’esecutivo.
Se 5Stelle e Pd sono compatti attorno al premier, aspettando le decisioni del partito di Matteo Renzi, il centrodestra invece chiede apertamente elezioni. Lo fa ancora una volta l’altro Matteo, Salvini: “Conte non ha i numeri, avrebbe già dovuto dare le dimissioni, L’Italia non può rimanere immobile in attesa delle compravendita di senatori di notte in cambio di non si sa cosa. La posizione della Lega è chiara. Mi auguro che se non hanno i numeri per governare, si facciano da parte”.
Più conciliante invece Silvio Berlusconi che si è appellato alla saggezza del Capo dello Stato. Serve un di indicare nuovo governo che rappresenti l’unità del Paese. Intanto però l’Udc non entrerà nel partito dei ‘responsabili’ e lo spiega in una nota dicendo chiaramente che in Senato voterà no alla fiducia così come alla relazione del ministro della Giustizia.
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