Fedez non ha intenzione di fare passi indietro e risponde senza timore alle possibili querele o denunce da parte della Rai
Il concerto del Primo Maggio continua a far discutere. Era inevitabile che la vicenda legata al discorso di Fedez, al tentativo di censura da parte della Rai e al video postato dal cantante a dimostrazione di tutto questo si lasciasse alle spalle degli strascichi.
Proprio ieri si è riunita la Commissione di Vigilanza della Rai e il direttore di Rai3 Franco Di Mare ha avanzato la sua proposta, ovvero quella di querelare il rapper e di chiedere un risarcimento danni a causa del video: “Esiste un danno di immagine e che la reputazione oggi è una cosa importantissima nella vita economica di un’Azienda e nella vita professionale di ciascuno di noi”.
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A questo si aggiungono le richieste della Lega che vuole denunciare l’artista per aver fatto nomi e cognomi sul palco del mega concerto.
Fedez contrattacca: “Se la Rai mi bandisce non mi cambia la vita”
Ma Fedez sapeva benissimo di andare incontro a tutto questo nel momento in cui ha reso pubblica la sua conversazione privata con i vertici Rai. Il cantante non ha intenzione di indietreggiare e ieri, appresa la notizia, ha pubblicato un altro video nelle sue stories in cui ha replicato alle accuse:
“Il direttore di Rai3 dice che la Rai col Primo Maggio non c’entri nulla perché ne acquisiscono solo i diritti. A maggior ragione sorge una domanda: a che titolo la vicedirettrice di Rai3 partecipa a una telefonata in cui organizzazione e autori mi dicono di andare cauto nel fare nomi e cognomi e giudica lei stessa il mio intervento inopportuno se la Rai non centrava una mazza?”
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L’artista sa di potersi confrontare con la tv pubblica ad armi pari e quindi non si è fatto problemi a rendere pubblico il tentativo di censura nei suoi confronti. Del resto, come lui stesso ammette, lui è un privilegiato e ha i mezzi per difendersi: “Se la Rai mi bandisce dalla Rai, non mi cambia la vita”. Successivamente il compagno di Chiara Ferragni ha invitato i suoi followers ad una riflessione:
“Se al posto mio su quel palco ci fosse andato un artista che ha un po’ meno potere di me e che non è privilegiato come me e gli avessero chiesto di non fare nomi e cognomi, e magari avrebbe subito delle ripercussioni per le quali avrebbe perso l’opportunità di esibirsi, avrebbe perso l’opportunità di lavorare. Che cosa avrebbe fatto al posto mio? Avrebbe ceduto probabilmente. E la stessa cosa si ripropone per tutti i lavoratori della Rai. Quanti all’interno della Rai, se questo è il metodo che viene utilizzato, devono scegliere tra la libertà di parola e il dar di mangiare alle proprie famiglie?”