Razzismo, intervista ad Edoardo Vianello, cantautore 83enne romano: “Negri, neri e Watussi. Vi dico cosa farei oggi…”
Nelle ultime settimane il tema razzismo ha preso piede in Italia in maniera forte, soprattutto dopo le uscite di Pio e Amedeo che hanno fatto discutere. Anche solo le parole, come i termini “nero” o “negro”, scatenano dibattiti e polemiche. A tal proposito, “Il Giornale” ha pensato di sentire a riguardo Edoardo Vianello, il cantautore romano che negli anni ’60 ha avuto un successo planetario cantando “I Watussi” e citando nella famosissima canzone “gli altissimi negri”.
E’ passata una vita, ma l’argomento è molto attuale e l’artista oggi 83enne ha voluto dire la sua. Vianello ha composto decine di grandi successi, canzoni che fanno parte della cultura italiana. Ma sui “Watussi” c’è ancora chi trova spunti per fare polemica, anche se nella canzone di Vianello si parlava soltanto di “Alli Galli” e una canzone allegra e leggera. Ad esempio, Pio e Amedeo sono stati aspramente criticati per il linguaggio usato in uno dei loro monologhi durante “Felicissima Sera” su Canale 5.
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Edoardo Vianello: “Non userei più il termine “negri”, ma niente ipocrisie”
I due comici foggiani fanno uso disinvolto di un linguaggio diretto e sicuramente “political scorrect”. Su questo l’opinione di Vianello è chiara: “Sono convinto che Pio e Amedeo hanno ragione – spiega nell’intervista – perché in Italia oggi si pensa solo alla forma e non alla sostanza. Il rispetto si dimostra con i fatti non con le parole”. Per il cantature, quindi, non bisogna fermarsi al linguaggio. Vianello sottolinea come quasi sempre nella sua canzone il termine “altissimi negri” viene modificato in “altissimi neri”. “Pensano di farmi un favore, ma a me da fastidio”.
Secondo l’artista modificando le parole si mette maggiormente in evidenza una cosa di cui, invece, non bisognerebbe vergognarsi. “E’ più offensivo questo”, sottolinea. Il cantante ricorda che nel 1963 (quando è uscita la sua canzone) era normale utilizzare il termine “negri” per le persone di colore. Tuttavia Vianello afferma che oggi userebbe un termine diverso: “Sicuramente, mi adeguerei al linguaggio consono del momento”. Ma in ogni caso l’artista tiene a sottolineare come le parole non sono sufficienti. Servono gesti concreti per combattere il razzismo e non fermarsi soltanto ai propositi e al “political correct”.