Il contesto politico italiano è animato da temi scottanti, uno di questi tratta la scuola e le possibili evoluzioni. Letta fa una proposta innovativa, ecco le reazioni.
La situazione in Italia è contraddistinta da differenti discussioni, e tra le tante tematiche non può non saltare all’occhio la proposta fatta da Letta per la scuola del futuro. Dal titolo si evince che si tratta di nuove linee guida, ma soprattutto di un approccio totalmente differente rispetto all’impostazione da sempre conosciuta. Ma non solo, perché la posta in gioco è decisamente alta, ha a che fare con i giovani, cioè il futuro del Paese. Alcuni colleghi appoggiano pienamente il provvedimento, altri invece lo giudicano come: “rapimento dei figli.”
Incentivare proposte che migliorino le condizioni scolastiche è tra gli obiettivi di alcuni partiti in gara per le elezioni del 25 settembre 2022. Tra i tanti temi, come già indicato sopra, la scuola è uno delle punte di diamante.
L’obiettivo è quello di favorire famiglie in difficoltà, aumentare posti di lavoro per professionisti del settore, e migliorare l’educazione e la formazione dei più piccoli.
Come si consolideranno le suddette indicazioni? Ecco quanto esplicato da Letta, e come hanno reagito dei suoi colleghi e perché.
Il contesto italiano non è soltanto scombussolato da questioni di natura politica. Poiché è bene tenere gli occhi aperti sulla minaccia del virus Langya dalla Cina. Si tratta di un altro terribile male che sta piano piano avanzando nella storia epidemiologica dell’umanità. Così, tra una sfida e l’altra, quella della scuola ha degli echi un po’ più consolidatisi nel tempo, e che necessitano di una rivoluzione al 100%.
Il futuro sono i giovani, per cui bisogna formarli prima e con un obbligo scolastico più lontano nel tempo. Appunto, secondo la proposta di Enrico Letta i più piccoli dovrebbero iniziare ad essere educati con la formazione primaria all’età di 3 anni.
Da qui, è chiaro che ogni volta che si toccano i più piccini si finisce per innescare una battaglia alla tutela dell’infanzia. Soprattutto da parte della Destra politica. Questo perché ciò che sostiene la proposta non è quello di attuare un “rapimento legalizzato” dei bambini, soprattutto in termini di infanzia. Ma di accompagnarli in un percorso di crescita che attenziona già nella tenera età la loro formazione.
Gli insegnanti non si sostituiscono ai genitori, ma collaborano con questi ultimi. La proposta innescherebbe inoltre un miglioramento della canalizzazione delle risorse economiche, portando sulla base dei bambini censiti dall’ISTAT a: 150.000 scolarizzazioni, con la possibilità di consolidare 8.700 posti di lavoro e dar vita nuova ai plessi che avrebbero circa 4.600 sezioni in più nei soli contesti pubblici.
Si tratta di un investimento di 616 milioni l’anno che porterebbe le famiglie più in difficoltà ad usufruire di una formazione gratuita. Da qui, il prolungamento all’obbligo scolastico fino ai 18 anni, poiché si ritiene che sono troppi i giovani che a 16 anni abbandonano, forse ancora immaturi per capire l’importanza del diritto allo studio.
Contrari Calenda e Carfagna che hanno giudicato “sovietica” la proposta di Letta per la scuola. Probabilmente, perché considerata troppo dura per i giovani.
I programmi politici in gioco il 25 settembre sono stati pubblicati. Informarsi, dare valore a ruoli sociali come la formazione scolastica, sono dei punti di estrema importanza per il futuro.
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