Tra vaccini e tamponi, il Covid-19 compie il suo terzo anno di età a fine 2022. Registratasi una riduzione delle terapie intensive, l’ultima scoperta è rivoluzionaria.
La parola “ricovero” ha fin dagli inizi destabilizzato l’intero globo. Perché tra le più preoccupanti minacce c’è proprio la possibilità di stare attaccati a delle macchine per poter sopravvivere, condizione generata dal Covid-19. Al momento, sembrerebbe parlarsi meno di terapie intensive, nonostante continuino ad aumentare i contagi. Saranno state le conseguenze delle vaccinazioni, oppure sono i nuovi metodi di cura a concretizzare la differenza? Scoperta inedita riporta cosa rende pericoloso il contagio, evidenziando cos’è cambiato e come potrebbe ulteriormente evolversi la situazione.
La macchina del tempo non è stata ancora inventata o forse diffusa al pubblico dominio, di certo si farebbe qualsiasi cosa pur di tornare indietro e disinnescare la bomba virus chiamata Covid-19.
Niente è tornato come prima, forse soltanto apparentemente, perché la nostalgia verso l’amato stile di vita incentrato sul benessere è troppa, come anche la possibilità di modificare per sempre ciò che l’uomo è sempre stato.
La natura sociale è perfettamente combinata con quella di consumatore, ed oggi si passa dalle vaccinazioni alla cura mediante antinfiammatori: di cosa si tratta? La scoperta lascia senza parole l’intera sanità.
Covid-19, la verità sul calo delle terapie intensive
Approfondendo la questione, avevamo già parlato del consistente aumento di casi di asintomatici e polmoniti. La situazione manifesta una consistente ambivalenza e difficoltà nella gestione del Covid-19. Si è passati ad un’apertura degli stili di vita che ha di conseguenza innescato altri meccanismi e varianti. Ecco la nuova risposta dal mondo della medicina e cosa comporta.
La scoperta che tanto sta destabilizzando tutti e facendo porre in essere una nuova consapevolezza, concerne la pericolosità del virus. Ed è da qui che si insiste sulla cura da portare avanti mediante i cosiddetti antinfiammatori. Nello specifico, non si tratta di quelli steroidei, ma dei Fans.
Perché sulla base delle più recenti sperimentazione ed analisi è stato confermato che non è il virus in sé a creare maggiori danni, cioè quelli che conducono alla terapia intensiva. Bensì è l’infiammazione la “flogosi”, la causa di tutto.
Sono l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo i centri che hanno raggiunto questa importantissima consapevolezza per il mondo della scienza e per tutta l’umanità.
Questo significa che agendo fin dagli inizi della manifestazione del sintomi è possibile mediante antinfiammatori diminuire dell’80% circa la possibilità di essere ricoverati in terapia intensiva!
Secondo un quadro generale più ampio riguardante il virus, Italia, Usa e Russia sono in difficoltà allo stesso modo, dimostrando pienamente il malessere generato dalla pandemia. Al momento, l’intervento precoce degli antinfiammatori sembra generare i suoi frutti.